Inquinamento elettromagnetico

L’essenziale è invisibile agli occhi”: questa frase tratta da una nota fiaba è ricorrente in questo contesto. Nelle nostre città siamo invasi da onde elettromagnetiche che di fatto non riusciamo a vedere né percepire. L'elettrosmog si riferisce all'inquinamento prodotto da radiazioni non ionizzanti, ovvero quelle emissioni generate da dispositivi di uso quotidiano (telefoni cellulari, radio, etc.). Le radiazioni ionizzanti, interagiscono a livello molecolare e pertato le emissioni risultano nocive per l'uomo.

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Ne sono esempio i raggi X e i raggi gamma. Sebbene è stato per anni oggetto di studi, l'elettrosmog, è un fenomeno i cui effetti sono in parte incerti, il che lo rende sicuramente affascinante e le prime ricerche (o meglio indagini) epidemiologiche sul legame tra la salute umana e le onde radio risalgono alla fine degli anni 70. Com’è noto dal principio di conservazione dell’energia, l’energia elettromagnetica si trasforma in energia termica attraversando il corpo umano e più in generale i tessuti. In questi studi, quindi, si evidenziava un legame tra individui colpiti da gravi malattie (tumori) e la loro costante vicinanza da sorgenti elettromagnetiche durante le ore quotidiane.

Il caso italiano più emblematico vede imputata Radio Vaticana, accusata verso la fine degli anni 90 di aver superato i limiti di emissione previsti dalla legge causando (secondo l'accusa) un aumento di residenti affetti da leucemie nelle zone limitrofe agli impianti della stazione radio. Essendo le rilevazioni e gli studi effettuati abbastanza contrastanti si tratta di una battaglia legale ancora in corso e che dura da oltre dieci anni. In Svezia, ad esempio, rinomati ricercatori (Feychting e Ahlbom), hanno individuato un significativo incremento di tumori ipofisari tra macchinisti delle ferrovie svedesi, giungendo alla conclusione dell’esistenza di una relazione “dose-risposta” (1993). Gli stessi scienziati insieme ad altri autori concordano sul fatto che gli effetti sulla salute vadano attribuiti per lo più alla componente magnetica sia perché molte indagini si riferiscono a situazioni caratterizzate da alte correnti (piuttosto che da tensioni), sia perché la componente elettrica può essere più facilmente schermata da ostacoli naturali o artificiali.

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L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) è attualmente ancora impegnata sullo studio del fenomeno ossia al ruolo eziologico dei campi elettromagnetici nell’indizione dei tumori per la valutazione del pericolo cancerogeno dovuto all’esposizione. Oggi molti studiosi che inizialmente avevano puntato il dito contro le onde elettromagnetiche, si sono ricreduti poiché le normative imposte dai legislatori (in tale materia) e le conquiste tecnologiche hanno contribuito significativamente a limitare le emissioni. Anche il Prof. Umberto Veronesi (celeberrimo oncologo) è intervenuto sull'argomento affermando che è del tutto dimostrabile l'estraneità delle radiofrequenze da possibili alterazioni del DNA e quindi incapaci di provocare malattie tumorali. Quindi, tutto sommato per le onde radio l’allarme sembrerebbe rientrare, ma bisogna tenere in considerazione anche le emissioni derivanti dagli elettrodotti, in quanto molti di essi sono presenti in quartieri residenziali. Per comprendere meglio quanto detto è utile fare una breve analisi tecnica del fenomeno elencando di seguito i principali parametri coinvolti: 1) Durata delle esposizioni; 2) Potenza trasmessa; 3) Frequenza (portante) adoperata negli apparati di trasmissione. Per quanto concerne il primo aspetto è ovvio immaginare che il rischio aumenta con l’intervallo di tempo in cui siamo sottoposti alle esposizioni e questo dipende essenzialmente se ci sono sorgenti in prossimità di luoghi di residenza o di lavoro. Un tempo era necessario trasmettere il segnale ad alte potenze per garantire il collegamento a grande distanza, producendo un consistente effetto Joule, mentre oggi i collegamenti satellitari e le innovative tecniche di codifica digitali consentono di ridurre ampiamente tale effetto. Inoltre l’incessante spinta verso la banda larga favorisce ancora di più la riduzione di inquinamento elettromagnetico poiché ciò induce a trasmettere segnali modulati ad elevata frequenza ossia segnali che variano molto rapidamente nel tempo ed essi non sono da ritenersi eccessivamente pericolosi. In questa analisi si intuisce che contrariamente ai ponti radio, gli elettrodotti non seguono questo filone di riduzione delle emissioni in quanto trasportano correnti elevatissime che generano di conseguenza campi magnetici tutt’altro che modesti! A questo si aggiunge che tali correnti sono caratterizzati da campi statici (vedere spettro elettromagnetico in figura) o meglio da frequenze molto piccole (50 Hz in Europa) che variano più lentamente nel tempo rispetto ai segnali emessi dalle stazioni a radiofrequenza e quindi potenzialmente più minacciosi. Per “limitare i danni” è emersa qualche proposta alternativa ma con scarso successo. Una di queste prevede il sotterramento degli elettrodotti le cui conseguenze porterebbero problemi in termini di sicurezza e di manutenzione (tralasciando anche i cospicui investimenti finanziari che in tal caso occorrerebbero).

Prima di concludere, è opportuno segnalare alcuni consigli pratici per ridurre il più possibile il rischio di esposizione:

  • Evitare di alloggiare in abitazioni in prossimità di tralicci dell’alta tensione, se non per brevissimi periodi;
  • Usare l’auricolare o il vivavoce per conversazione di lunga durata con un telefono cellulare;
  • Non dormire sotto una termocoperta elettrica in funzione;
  • Non far passare cavi elettrici all’interno di una parete adiacente alla testata del letto;
  • Non posizionare il letto a ridosso di una parete che confini con un quadro elettrico o apparecchi elettrici che producono campi intensi.

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Riassumendo, è possibile mettere a tacere inutili allarmismi, in quanto l’elettrosmog è solo una delle forme di inquinamento urbano che si può integrare con inquinanti cancerogeni. Al momento, attribuire la radiazione elettromagnetica causa principale di malattie tumorali sembrerebbe delirante.

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